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Mantegna, a pochi passi da Matera.

La dottoressa Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca di Bari, è l’autrice di una scoperta che sta suscitando vasto clamore nel mondo dell’arte: ha scoperto che l’autore della scultura dipinta raffigurante Sant’Eufemia, conservata nella Cattedrale di Irsina, altri non è che Andrea Mantegna, uno dei più grandi artisti del Rinascimento.

La statua, alta 1,72 metri, si trova nella cattedrale, nella nicchia alla destra dell’altare, dal 1454 ma sinora non era stata attribuita ad alcun artista e nessuno, prima della Gelao, aveva sospettato che l’autore fosse uno dei più grandi artisti settentrionali del Quattrocento anche se l’eccelsa qualità del manufatto erano sotto gi occhi di tutti: alta un metro e settanta, la statua in pietra si contraddistingue, infatti, per le sue forme classiche tipiche del Primo Rinascimento.

La storia dell’attribuzione della statua al Mantenga parte da un poemetto del 1592 scritto da Pasquale Verrone, arcidiacono di Irsina, ritrovato nella Biblioteca del Vaticano. All’interno del poemetto si racconta di un certo Roberto de Mabilia, nato anch’egli nel piccolo centro lucano, che, dopo un lungo soggiorno a Padova porta nella sua terra un reliquiario con il braccio di Sant’Eufemia, due sculture, un dipinto, un fonte battesimale, un Crocifisso, tre libri miniati.

La Gelao ha riconosciuto nella Sant’Eufemia, di cui si parla nel poemetto, quella conservata a Capodimonte, certamente di mano di Andrea Mantegna. Con questo collegamento, si spiega come un’opera di Mantegna, artista che ha lavorato prevalentemente al Nord, sia finita in un paese della Basilicata.
A Padova, dove il giovane Mantegna aveva lavorato dal 1450 circa nella Chiesa degli Eremitani, sono stati trovati documenti relativi alla vita di Roberto de Mabilia, il donatore, che provano come de Mabilia abbia commissionato al Mantegna un dipinto per la sua terra d’origine e molto probabilmente anche la scultura.

Già nel 1700 i due quadri del Mantegna sparirono dalle pareti della Cattedrale: un olio su tavola che rappresentava S. Eufemia è attualmente conservato nel museo di Capodimonte di Napoli; l’altro, che rappresentava la morte della Madonna, oggi è introvabile.

Venire all’Hotel Relais Casino Ridola è una buona occasione per gli amanti dell’arte di scoprire una rarità appena raffiorata dagli splendori dell’architettura lucana.

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