La città della pietra
« La città è di aspetto curiosissimo, viene situata in tre valli profonde nelle quali, con artificio, e sulla pietra nativa e asciutta, seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato. »
-Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in Prospettiva-
I sassi di Matera sono un vero e proprio Paesaggio Culturale, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità.
Facciate rinascimentali e barocche si aprono su cisterne dell’VIII secolo, trasformate in abitazioni. Chiese bizantine nascondono pozzi dedicati al culto di Mitra. Alcuni ipogei sono stati scavati a più riprese fino agli anni cinquanta, altri murati e dimenticati, nascosti nei fianchi della collina. I Sassi, la città popolare, insieme alla Civita aristocratica e medievale eretta su un’antica acropoli, sono in effetti un palinsesto pieno di sorprese, anche se sembrano immobili e compatti, chiusi nella pietra nuda a tratti appena corretta da una mano di calce.
Matera è uno dei più antichi e meglio conservati esempi di bio-architettura al mondo.
La sua ubicazione strategica nel territorio, utile alla sicurezza della città nei secoli passati, ha però comportato ai suoi abitanti enormi difficoltà nell’approvvigionamento delle acque. Di fatto i Sassi si trovano su di un enorme banco calcarenitico a circa 150 metri dal livello del torrente, mentre le colline d’argilla che li circondano ad ovest, risultano essere troppo lontane per una città che costruita nell’ottica dell’assedio, doveva garantirsi l’autonomia al suo interno.
Sin dai primi giorni, quindi, i suoi abitanti concentrarono le loro energie, non tanto sulla costruzione delle case, quanto sullo scavo di cisterne e palombari e dei relativi sistemi di canalizzazione delle acque.
Ad un occhio attento, strutture apparentemente semplici e rudimentali si rivelano come dei prodigi di efficienza tecnica. Le umili tecniche arcaiche, dimenticate dagli stessi abitanti, acquistano un fascino ed un valore, un tempo inimmaginabile. I trogloditi -che scavavano canali e cisterne, costruivano giardini pensili, ed attorno agli spazi collettivi oggi chiamati vicinati, condividevano le proprie risorse- appaiono d’un tratto degli esseri geniali. Straordinariamente tutto questo è ancora presente e vivo, sotto i nostri occhi, in una città che conserva immutata la magia del tempo.